00 28/01/2009 15:11
Ieri 27 gennaio ricorreva il giorno della memoria.Il giorno in cui ci si ricorda un po di piu' dell'olocausto.Non vale la pena addentrarci nel dibattito con i negazionististi ne' importa il numero delle vittime e men che meno il modo in cui sono state uccise.Importa semmai ricordare che gli ebrei fecero la parte del leone (bonta' loro [SM=g7564] ) ma non furono gli unici.Con loro perirono per la folle barbarie di un popolo anche le etnie rom, gli omosessuali, i portatori di gravi handicap e gli avversari politci.Sembra davvero che non siano passati 60 anni se ancora sono circondati dall'odio!
Gli americani che per recente storia e per la differente provenienza dei ceppi familiari originali non hanno storia e tradizioni, hanno l'esigenza, quasi una bramosia di crearsi dei miti e degli eroi.Di celebrarli di renderli eterni.La loro storia recente ne e' piena.Noi che siamo un popolo che giunge dal pozzo stesso della ceazione, che abbiamo cultura (in qualche caso ne abbiamo addirittura inventato il termine) che abbiamo il senso della convivenza che abbiamo rapporti con gli altri da sempre.Noi non cerchiamo gli eroi ne amiamo particolarmente gli eroismi.Talvolta siamo eroi e talvolta siamo cialtroni,ma sempre ai massimi livelli.
Il 26 gennaio e' un giorno che scorre tranquillamente .Al piu' festeggiamo un compleanno o tristemente accompagniamo un defunto.Ma in quel lontano 26 gennaio 1943 si compiva la storia piu' drammatica e piu' bella di un popolo.La sua gioventu' sfondava a nikolajevka la sacca in cui le armate di Stalin l'avevano chiusa e in cui la stupida cieca ambizione del borghese di predappio l'avevano cacciata.Nikolajevka e' un posto insignificante sia per le dimensioni sia per il nome (il nome nikolajevka in onore del vecchio zar ricorre in molti paesi e piccle citta').All'alba del 26 gennaio La divisione tridentina forte di neanche un migliaio di combattenti trascinava una colonna di 30.000 sbandati senza armi con gli arti congelati feriti in piu' parti e ancora vivi soltanto perche il gelo (-42°) bloccava le emoraggie.Combatterono con atti di eroismo inimmaginabili sacrifcarono a decine a centinaia la propria vita per recuperare il compagno ,il compaesano ferito (i battaglioni alpini venivano reclutati su base regionale e spesso erano di paesi limitrofi)
Alla fine della 8° armata italana (l'armir) spedita sul medio corso del don nell'agosto 1942 non rimase che l'onore dei sovietici e qualche parola di apprezzamento dei comandi tedeschi.Partirono 6 divisioni di fanteria 3 divisioni alpine e una divisione di fanteria territoriale.In totale 200.000 uomini senza indumenti invernali con scarponi adatti al congelamento senza cannoni anticarro con i moschetti modello 91 (1891).Ne perirono o furono dispersi 85.000 altri 30.000 furono feriti o congelati, segnati per la vita intera o destinati a morte precoce.Il battaglione "Pieve di teco" composto per intero da liguri si sacrifico' interamente a Valujki per difendere i richiamati anziani della divisione di fanteria "vicenza" .Il battaglione "val chiese" si dissanguo' sulla sella di arnautovo per impedire che la divisione "tridentina" fosse spezzata in due e annientata quando sarebbe stato piu semplice arrendersi.Quante storie di abnegazione e di eroismo ci vengono dai libri e dalle testimonianze dirette di chi e' tornato.
Sono sicuro che se potessero parlarci non chiederebbero tanto di essere ricordati.Ci chiederebbero conto della nosra vita di cosa siamo stati capaci di farne.Loro cosa hanno fatto della loro non hanno bisogno di dircelo.