Domenica scorsa, mentre camminavo per le stradine desolate di Morgex, un piccolo paesino montano della Valle d'Aosta, mi è capitato uno di quegli attimi improvvisi e unici, con i quali spesso si sogna di imbattersi..
Stavo guardando una vetrina piuttosto vecchia e kitsch di un barbiere, di cui mi colpiva il nome (Pompeo), quando all'improvviso mi sbuca dalla tenda un bimbo stupendo di colore, che curiosa un pò e poi si ritira dietro le tende.. Avevo la reflex alla spalla, senza pensare a NULLA e con le impostazioni che avevo in macchina degli scatti precdenti, ho premuto l'otturatore, inquadrando frettolosamente, con l'ansia di perdere quel momento.. Una possibile interazione con il soggetto non mi è venuta in mente, in parte anche per timore che arrivassero i genitori e si arrabbiassero.
Lì per lì ero galvanizzata dalla situazione.. mi sembrava quasi surreale quello che era appena accaduto.. il bambino bello di colore che compare tra le tende, il suo sguardo incuoristo, la mia sorpresa perchè mai avrei immaginato di vedere questa scena dalla vetrina di un vecchio barbiere, ma poi ero ben consapevole di dovermi riconfrontare, al di là dell'immaginazione galoppante, con la realtà..
In sostanza, da questa scena così suggestiva, che risultato ne ho ottenuto? Direi scarso, ma mi piacerebbe riflettere con voi, se ne avete voglia, su quanto avrei potuto fare per avere un migliore risultato e quanto invece in ogni caso non si sarebbe potuto fare..
E poi, vorrei sapere se fareste qualcosa in post-produzione per migliorare quanto si è colto da quel momento o se comunque è inutile accanirsi su uno scatto che comunque non restituirebbe mai la suggestione provata a livello mentale in quell'attimo...
Posto le foto così come sono uscite dalla macchina, senza alcun taglio o ritocco..
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Non mi sono mai chiesto perché scattassi delle foto. In realtà la mia è una battaglia disperata contro l'idea che siamo tutti destinati a scomparire.
Sono deciso ad impedire al tempo di scorrere. È pura follia. (Robert Doisneau)