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Riflessioni sul fotogiornalismo/reportage.

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    Deja V Maker
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    00 07/12/2012 14:58
    le fotografie di reportage avranno sempre un fascino indiscutibile, che si tratti di tragedie come le guerre o di eventi felici es: (la festa dei colori in india).
    Ultimamente non so cosa pensare delle foto di reportage dove senti quasi "pena" o vedi solo l'altra faccia della morte, quasi da rendere un fottuto bastardo il fotografo, spesso è avido, ed è affascinato dal terrore o dall'orrore.
    Un esempio:

    Questa foto fatta da uno dei membri della "bang bang club", Kevin Carter, è delle famose foto che ha vinto un sacco di premi, mi sembra anche il premio Pulizer.
    Quel condor non aspetta altro che il bimbo muoia per poi papparselo...
    Se la fotografia fosse basata sugli "attimi", come diceva Cartier Bresson, è meglio un attimo felice o un attimo alla morte?
    A voi le conclusioni...

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    Gli occhi vedono solo ciò che è limitato.
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    MarcoDrago
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    00 07/12/2012 18:03
    di questa foto abbiamo parlato ancora martedì al corso del 36.
    Su questa foto vi fù giustamente una polemica.
    Se la motivazione del fotografo fosse stata quella di rendere noto a tutti la situazione terribile di quella parte di mondo per far si che l'opinione pubblica desse la sveglia a chi poteva intervenire con aiuti e risorse per alleviare le condizioni che quelle persone stavano subendo,sarebbe stato uno scatto motivato e accettabile nella sua crudezza ed il fotografo avrebbe avuto sicuramente il mio plauso....ma in realtà aspettò circa 20 minuti prima di scattare, aspettando che l'avvoltoio aprisse le ali o si avvicinasse di più, solamente per avere uno scatto più spettacolare.Così non avvenne e dovette scattare stufo di aspettare.
    Il Bang Bang club operavano per se stessi per avere scatti sempre più al limite quasi una gara,un narcisismo truculento che li portava nei peggiori posti del mondo.In realtà un reporter dovrebbe scattare per "servizio",per far conoscere situazioni che altrimenti molti ignorerebbero e per fare in modo che un'immagine di morte contribuisca a fare in modo di smuovere le coscienze e non dover più fare scatti simili.
    Per inciso vinse il Pulitzer e poi in seguito si suicidò,alcuni dicono anche per il rimorso di aver fatto questo scatto.
    In sintesi non mi disturba l'immagine forte ma la motivazione per la quale è stata scattata si.
    [Modificato da MarcoDrago 07/12/2012 18:04]
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    furio62
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    00 07/12/2012 19:38
    concordo con drago. anche perchè un attimo è un attimo.Qualunque cosa ritragga

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    Deja V Maker
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    00 07/12/2012 22:18
    Condivido in parte il discorso, ma come persona del publico, alla fine mi rendo conto che la cronaca nera avvolge il mondo in un quotidiano bisogno, e questo non può far altro che aumentare il male.
    Sembra quasi una regola, se non ci scappa il morto in un modo brutale nessuno vince il WPA o il premio Pulizer, alla fine non si parla più di testimonianza, ma quasi di cinismo.
    Personalmente penso che anche le fotografie dei delitti di mafia possono sensibilizzare le persone distanti ma le persone locali grazie alle testimonianze possono subire l'inettitudine della mafia, ma ci sono state le eccezioni che non cofermano la mia idea,ad esempio Letizia Battaglia secondo il punto di vista è stata una grande fotografa dell'epoca delle stragi della mafia, e ha voluto rappresentare questa guerra in un modo molto soft, più comunicativo e meno crudo del modo in cui ormai stiamo rappresentando oramai la "normalità".




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    MarcoDrago
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    00 08/12/2012 00:55
    Re:
    Deja V Maker, 07/12/2012 22:18:

    Condivido in parte il discorso, ma come persona del publico, alla fine mi rendo conto che la cronaca nera avvolge il mondo in un quotidiano bisogno, e questo non può far altro che aumentare il male.
    Sembra quasi una regola, se non ci scappa il morto in un modo brutale nessuno vince il WPA o il premio Pulizer, alla fine non si parla più di testimonianza, ma quasi di cinismo.
    Personalmente penso che anche le fotografie dei delitti di mafia possono sensibilizzare le persone distanti ma le persone locali grazie alle testimonianze possono subire l'inettitudine della mafia, ma ci sono state le eccezioni che non cofermano la mia idea,ad esempio Letizia Battaglia secondo il punto di vista è stata una grande fotografa dell'epoca delle stragi della mafia, e ha voluto rappresentare questa guerra in un modo molto soft, più comunicativo e meno crudo del modo in cui ormai stiamo rappresentando oramai la "normalità".





    Non so cosa hai visto della Battaglia ma tutto mi sembra meno che "soft".Ha fotografato il periodo peggiore della guerra di mafia arrivando a documentare una media di due omicidi al giorno,nella maggior parte dei casi giungendo sul posto prima della polizia e ti assicuro che le sue immagini sono spesso dei pugni nello stomaco veramente crude,poi se tu intendi che erano anche belle foto dal punto di vista estetico e compositivo questo è un'altro discorso.
    La sua denuncia della mafia è stata chiara e sempre ferma,per prima molti anni fa fece una mostra con le sue foto in una piazza di Corleone.Praticamente nessuno andò a vederla ma il messaggio arrivo forte lo stesso.