Rispondo a Deja e Kernillian
Caro Deja,
anch’io la pensavo un po’ come te e come molti degli uomini che, generalmente, non si interrogano molto della questione.
Diciamo che ho un osservatorio privilegiato: da una parte mia moglie insegna sociologia del lavoro all’Università (e ciò costituisce il mio legame col progetto), dall’altro ho due bimbe in tenera età, e quindi sento il problema in modo particolare.
Cominciamo col dire che sì, è vero, molte cose sono cambiate (per fortuna), ma il mondo del lavoro, tra uomini e donne, continua ad essere molto diverso.
A parità di qualificazione ed impiego (sembra incredibile), le donne sono pagate meno degli uomini. Le loro possibilità di carriera (specie nel settore privato) sono generalmente limitate, non foss’altro per il fatto che si suppone prima a poi andranno in maternità, sicché dovranno assentarsi e distogliere attenzione dal lavoro per dedicarlo ai figli.
Si aggiunga che le donne, quando “staccano” dal lavoro, spesso hanno da “ricominciare” a casa, poiché nell’accezione comune una donna che non si occupa delle faccende di casa (anche se si fa un mazzo così nel lavoro) non è una buona moglie; tanto meno una buona madre e (specie nella cattolica Italia) è peccato mortale, se non si occupa dei figli come dalla società ritenuto adeguato. Il peggio è che nessuno le dice grazie per questa attività domestica, poiché ella è “tenuta” comunque a farla. Nessuno chiede agli uomini di fare altrettanto e se lo fanno (raramente) sono considerati un po’ eroi e un po’ coglioni.
E’ vero, molte donne utilizzano degli strumenti “obliqui”. Il richiamo alle veline o alle varie tettone che girano in TV è facile. Tieni conto che però, a fronte di queste, ce ne sono molte di più che le tettone non hanno (o se ce l’hanno non le vogliono usare in quel modo) che magari si sono fatte un mazzo tanto, sono super qualificate e hanno difficoltà non già ad affermarsi sul lavoro, ma anche solo ad essere prese sul serio. Per tacere del tacito patto cui devono continuamente sottostare in ogni carriera minimamente verticistica (se me la dai…). E queste, ovviamente, sono meno visibili di quelle che sculettano in TV.
I buona sostanza, il tema è ancora maledettamente attuale (purtroppo).
Invito tutti a guardare questo breve video/documentario, di cui si è molto parlato in questi ultimi mesi (almeno da chi si occupa di questi temi).
Tornando al nostro progetto.
Non si vuole rappresentare la donna militare o la donna idraulico come uno strano animale.
Al contrario, si vorrebbe attirare l’attenzione sul fatto che, anche in mestieri o professioni comunemente considerati maschili, la donna c’è, ci può essere, e può fare come e meglio degli uomini. Si tratta comunque di minoranze, e proprio per questo sono una buona base per affrontare il tema. E ciò per il fatto che, appunto, la donna idraulico (per dirne una) non fa cambiare la percezione del maschile di tale mestiere. Tieni conto che il progetto è strumentale ad un seminario/convegno e che le donne riprese (od alcune di esse) saranno anche intervistate (non da noi ovviamente).
Tutto ciò premesso, spero di aver contribuito a chiarire qualche punto. Spero che farti parte del progetto e ti sono comunque grato per avere sollecitato la discussione.
Quanto a Kernillian, che dire… Hai centrato esattamente il punto e le tue riflessioni mi fanno ritenere che questo tema lo senti.
Ciao a tutti e a presto.
Federico